Onstage
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I Counterfeit di Jamie Campbell Bower hanno superato alla grande la prova live

Alcatraz, Milano, 5 aprile 2017. Quando andrete a casa, stasera, dopo aver passato lunghe ore in ufficio, ricordatevi di insegnare ai vostri figli cos’è un circle pit. Perché può sempre servire, specialmente in vista degli attesissimi concerti dei Counterfeit, la band guidata dal cantante e chitarrista, e attore, e modello, Jamie Campbell Bower (ovvero il vampiro Caius di The Twilight Saga: Breaking Dawn e New Moon e il mago Gellert Grindelwald di Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1 e Parte 2), che mercoledì 5 aprile ha dato il via dall’Alcatraz di Milano alla serie di live previsti in Italia in questi giorni, tra Roma, Bologna e Roncade.

Nel nostro Paese il seguito della formazione, attiva soltanto da un paio d’anni, è già agguerritissimo fin dai primi accordi di Tristan Marmont e Sam Bower (che è il fratello di Jamie) alla chitarra, dal bassista Roland Johnson e dal batterista Jimmy Craig e già dall’inizio, quando Jamie inizia a cantare, la band sfoggia un’energia live davvero invidiabile. La band londinese, che propone una specie di incrocio tra emo-punk e sleaze ha all’attivo soltanto pochi ep e il disco Together We Are Stronger, uscito a marzo di quest’anno, ma non importa: il palco lo sanno tenere egregiamente, merito anche della gavetta del frontman con i The Darling Buds, la sua band precedente.

A differenza dei progetti musicali di altri colleghi, Jamie è molto più vicino all’esperienza dei 30 Seconds To Mars di Jared Leto, altra band fondata da un attore e, curiosa coincidenza, che vede in line up due fratelli. Il cantante in particolare sa farsi valere come un vecchio rocker navigato, e considerare il progetto Counterfeit soltanto come una sorta di passatempo tra un film e l’altro sarebbe davvero riduttivo. Non a caso a marzo si sono guadagnati la copertina di Kerrang che suona come una sorta di investitura ufficiale al lato oscuro, e anche di fronte alla tangibile prova-live gli amanti del rock sporco e selvaggio (come la sottoscritta) non possono che avallare un giudizio più che positivo, ignorando totalmente le esperienze sul grande schermo e giudicando soltanto la musica.

Ma torniamo per un attimo ai circle pit, più volte invocati da Jamie che durante l’oretta di set è sceso dal palco sia per cantare in mezzo ai suoi fan che per insegnare loro cosa dovessero fare («Voglio vedervi correre in cerchio, questo spazio è il vostro!») per godersi appieno lo spettacolo. Uno show che è passato via davvero velocemente, brano dopo brano, da apprezzare come si faceva una volta, senza quel maledetto cellulare davanti agli occhi: il pubblico infatti, in gran parte molto giovane, è stato invitato dall’artista a «mettere via il cellulare. Mettetelo dove vi pare, in tasca, in borsa, dove volete ma mettetelo via». Anche perché sarebbe stato un peccato perdersi la ciliegina sulla torta che la band ha tenuto per ultimo, ovvero l’ultimo pezzo del bis brano cantato da Jamie appeso in cima alle balconate del locale. La degna conclusione di un concerto selvaggio, sudato e ruvido proprio come piace a noi.

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