Tocca a Mark Lanegan chiudere il fortunato Trip Festival, nella splendida cornice della Triennale al centro di Milano, una delle location più nuove e convincenti per i concerti estivi nella metropoli milanese. Tutto si svolge nel giardino che si affaccia sul parco Sempione, con un palco poco invasivo ma dalla grande acustica.
Lanegan ritorna a Milano dopo la data autunnale, con l’infinito tour di supporto al suo ultimo lavoro Gargoyle. La band è quella collaudata, trainata dal fidato chitarrista Jeff Fielder e la scaletta è basata prettamente sull’ultima produzione del tenebroso artista americano. Nessuna retrospezione, nessun accenno ai favolosi anni con gli Screemin Trees ed ai primissimi tempi da solista: l’unico timido sguardo rivolto al passato è una frettolosa versione della bellissima One Way Street.
Mark vuole essere nel tempo anche se gli anni passano ed il suo scorbutico vissuto giovanile si fa sensibilmente sentire: aggrappato al microfono senza alcun accenno di movimento o tentativo di coinvolgimento del pubblico, con l’immancabile “black dress code”, Mark canta l’introspezione, la paure, il malessere, lasciando come sempre solo spazio alle parole delle canzoni. È il modo migliore per comunicare, lo ha sempre fatto, sia nelle sue produzioni in acustico che in quelle in versione elettrica. Il suono è ottimale, le canzoni che nel disco hanno una vena elettronica live sono più scarne e dirette, la sua voce è roca e penetrante, ma da tempo ha perso potenza e parte del cupo timbro vocale.
Bleeding Muddy Water e una bellissima versione di No Bells On Sunday sono alcuni dei pezzi maggiormente riusciti. La sua compagna lo affianca timidamente in una decadente e oscura Come To Me scritta con PJ Harvey, mentre la chiusura dello show è un omaggio a Ian Curtis e ai suoi indimenticabili Joy Division con una prepotente esecuzione di Atmosphere. Lanegan come sempre esce senza salutare, lasciando i ringraziamenti al fido Jeff: ma pochi minuti dopo, come di consueto, raggiunge l’angolo del merchandising, dove firma autografi e magliette, concedendo un minimo contatto ai fan e piccoli gesti di convivialità. This is Mark Lanegan, take or leave!
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